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Leopoldo Lugones
Yzur

Collana: Biblioteca inquieta
Formato: 12x17 cm
Pagine: 72
Prezzo: € 7,50
Isbn: 978-88-95952-09-3
 

Vincent d'Abancourt
La quinta suite

Pierangelo Baratono
Genova Misteriosa

Lorenzo Beccati
74 nani russi

Rosa Cerrato
Fiaba nera

Joris-Karl Huysmans
Laggiù, nell'abisso

Pierre Louÿs
Afrodite

Leopoldo Lugones
Yzur

Horacio Quiroga
Racconti d'amore, di follia e di morte

Jean Richepin
Morti bizzarre

Mario de Sá-Carneiro
L'ultimo scritto

Remigio Zena
Le idee del maestro Hoffmann

Leopoldo Lugones

Yzur

Se dovessimo compendiare in una persona sola tutto il corso della letteratura argentina (e nulla ci costringe, naturalmente, a così stravagante riduzione), quella persona sarebbe indiscutibilmente Leopoldo Lugones".
Jorge Luis Borges
 

I racconti qui proposti sono gli stessi che Borges scelse per la celeberrima collana La Biblioteca di Babele dell'editore F.M. Ricci. Scrisse Borges in quell'occasione che questi racconti "risalgono al 1906 e profetizzano e superano ciò che noi denominiamo fantascienza. È evidente che subì l'influsso di Edgar Allan Poe e di Wells, ma quei testi erano alla portata di tutti e solo Lugones scrisse Yzur... che deve parte della sua efficacia al fatto che non sapremo mai se il finale corrisponde alla realtà o a un allucinato desiderio del narratore che è andato via via impazzendo con la propria scimmia".
 

Leopoldo Lugones (Villa María del Rio Seco, 1874 – Buenos Aires, 1938) fu il massimo esponente del modernismo argentino e una delle figure più influenti della letteratura ispanoamericana. Lavorò presso il quotidiano "El Tiempo" e nel 1897 fondò, con José Ingenieros, "La Montaña", periodico socialista rivoluzionario. Fece viaggi in Europa e soggiornò a Parigi dal 1911 al 1914. Gli fu conferito il Premio Nacional de Literatura nel 1926. Nel 1928 fondò la Societad Argentina de Escritores. Dal socialismo iniziale, a poco a poco si spostò su posizioni sempre più conservatrici fino ad approdare al fascismo: appoggiò, infatti, nel 1930, il colpo di stato del generale Josè Félix Uriburu. In seguito a una profonda depressione – per alcuni causata da delusione politica, per altri da un amore senile contrastato - si tolse la vita nel 1938 con una miscela di whisky e cianuro. Secondo un destino curiosamente simile a quello dell'amico Horacio Quiroga, la sua famiglia anche dopo la sua morte fu segnata dal suicidio: quello del figlio Polo e del nipote Alejandro.
Come poeta esordì nel 1893, ma fu l'incontro con Rubén Dario a orientare la sua poesia. Tra le sue opere poetiche ricordiamo: Las montañas de oro (1897), Los crepúsculos del jardín (1905), Lunario sentimantal (1909), Odas seculares (1910), El libro fiel (1912), El libro de los paisajes (1917), Las horas doradas (1922), Romancero (1924), Romances del Río Seco (1938). Vasta fu anche la sua opera in prosa, che va dalla narrativa (La guerra gaucha, 1905; Las fuerzas extrañas, 1906; Cuentos fatales, 1924; El ángel de la sombra, 1926) alla critica (El payador, 1916), dalla politica alla filologia, dalla biografia storica a studi sulla Grecia classica (5 vol.).